venerdì 30 dicembre 2016

bilancio provinciale del 2016

col. Canio G. La Gala

Milano, 30 dicembre 2016.  Stamattina durante il tradizionale incontro di fine anno il comandante provinciale dei carabinieri di Milano, colonnello Canio Giuseppe La Gala, ha fornito i dati del 2016 inerenti la criminalità.


"Il 70% dei reati sul territorio di Milano e provincia vengono perseguiti dai carabinieri: questo dato fa capire l'impegno a cui l'Arma fa fronte quotidianamente e per il quale recentemente è stata anche premiata, attraverso i suoi Comandanti di stazione, dal comune con il prestigioso Ambrogino d'Oro" ha affermato La Gala.
A testimoniare l'impegno dei carabinieri nell'attività di contrasto della criminalità, basta un dato su tutti: nel corso del 2016 sono 75.960 telefonate ricevute dalla centrale operativa dei carabinieri a Milano, chiamate che hanno generato oltre 30mila interventi. 

Nonostante la depenalizzazione di molti reati, "sono stati compiuti 5mila arresti, di cui 1.600 legati a reati per droga, e sequestrati 1.408 chilogrammi di cocaina. Abbiamo soccorso donne e bambini che hanno subito maltrattamenti con 183 arresti".

Gli omicidi, come evidenziano i dati, sono diminuiti e sul totale di 16 nel 2016, 12 sono stati perseguiti dai carabinieri, dieci dei quali risolti e 2 dove sono in corso ancora le indagini. Il colonnello, inoltre, ha voluto sottolineare che particolare attenzione è stata rivolta proprio alle violenze contro le donne con un'apposita task force formata da donne e alle truffe contro gli anziani, "reato particolarmente odioso, che quest'anno ha portato in carcere 26 persone", ha detto La Gala.

"Oltre alle attività di intelligence e di controllo del territorio - ha aggiunto La Gala - è molto importante anche aumentare la presenza visibile sulle strade, che è una delle attività che stiamo incrementando al massimo per dare un messaggio tranquillizzante alla gente in questo periodo".

Quanto ai giovani, il colonnello si è soffermato sul consumo di alcol. "Il problema va affrontato perchè sempre più spesso vediamo minori fuori dai locali sotto l'effetto di alcol. E' una piaga, io non voglio creare allarmismi - ha detto - ma voglio responsabilizzare i giovani e le famiglie. Purtroppo i ragazzi giocano a bere, al binge drinking, un gioco che alla lunga può essere letale".

sabato 24 dicembre 2016

concerto natalizio della fanfara del terzo battaglione






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Buon Natale a tutti !
In particolari ai soci ANC che stanno preparando il cenone della Vigilia nelle zone del terremoto, siete più che uomini in divisa, siete più che volontari.


 
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venerdì 16 dicembre 2016

depenalizzazione e art. 1 del TULPS


Riscopriamo l'articolo 1 del TULPS

Dal 6 febbraio di quest'anno il Decreto Legislativo numero 7/2016  ha eliminato dall'area del penalmente rilevante molti reati.  Chi è stato vittima di uno dei comportamenti depenalizzati non può più presentare querela.
 

Apparentemente l'unico strumento che ha per trovare giustizia è quello di avviare un'azione civile per ottenere il risarcimento del danno, sapendo di dover quindi sostenere costi notevoli e attendere anni.

Per ottenere giustizia avendo subito una delle fattispecie di reato depenalizzate all'inizio di quest'anno, spesso potrebbe bastare recarsi in un Commissariato di Pubblica Sicurezza o presso una stazione di Carabinieri e chiedere l'applicazione del'articolo 1 del Testo Unico Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS) del 1931.
Tale norma, dopo aver dichiarato che l'Autorità di Pubblica Sicurezza ha il compito di vegliare sul mantenimento dell'ordine pubblico, della sicurezza e dell'incolumità dei cittadini, quello di tutelare la proprietà, quello di far rispettare le leggi e i regolamenti, sancisce che  l'Autorità di Pubblica Sicurezza "per mezzo dei suoi Ufficiali, e a richiesta delle parti, provvede alla bonaria composizione dei dissidi privati".

Con un semplice esposto presso una stazione dei Carabinieri o un commissariato, la vittima di un reato potrà quindi ottenere giustizia evitando i costi e i tempi lunghissimi di una causa civile, nello stesso tempo il colpevole dovrà risarcire il danno ma eviterà lui stesso di dover pagare spese legali.


In pratica avremo una maggiore valorizzazione del ruolo dei nostri amici brigadieri e marescialli, con il rischio però di caricare sulle loro spalle quel carico di lavoro che il governo ha deciso di togliere ai tribunali penali.

domenica 20 novembre 2016

Virgo Fidelis 2016



La tradizionale celebrazione della S. Messa in onore della Virgo Fidelis, si è tenuta stamattina, domenica 20 novembre, alle ore 11:30 presso la parrocchia "Maria Regina" di Pioltello (fotografia sotto).

in chiesa
Sotto, la cerimonia presso il monumento ai caduti di Nassirya, il discorso dela sindaca Ivonne Cosciotti; alla sua sinistra il sindaco di Rodano e il nuovo comandante della compagnia Carabinieri di Cassano d'Adda, il tenente Giuseppe Verde.
Entrambi i sindaci hanno pubblicamente ringraziato sia i Carabinieri sia i volontari di ANC Pioltello per il lavoro svolto sul territorio e per il loro spirito di sacrificio.



Sotto: il saluto alla bandiera.




Storia della Virgo Fidelis

A ogni Arma, Corpo, Specialità e Servizio dell'Esercito Italiano è stato assegnato un snato Patrono. I Carabinieri sono stati affidati alla celeste protezione ed assistenza di Maria Virgo Fidelis. 
"Virgo Fidelis" è un titolo di onore e di lode, che la Chiesa da e con il quale invoca la Madonna nelle Litanie Lauretane. Nell'Arma il culto alla "Virgo Fidelis" iniziò subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. La scelta della Madonna "Virgo Fidelis", come celeste Patrona dell'Arma, è indubbiamente ispirata alla fedeltà che, propria di ogni soldato che serve la Patria, è caratteristica dell'Arma dei Carabinieri che ha per motto: "Nei secoli fedele".
L'8 dicembre 1949 Sua Santità Pio XI proclamava ufficialmente Maria "Virgo Fidelis Patrona dei Carabinieri", fissando la celebrazione della festa il 21 novembre, in concomitanza della presentazione di Maria Vergine al Tempio e della ricorrenza della battaglia di Culqualber. 


  

mercoledì 16 novembre 2016

con l'impegno di tutti si può e si deve riuscire

lgt Sebastiano Spina

In questi giorni televisioni e giornali tornano a occuparsi dei problemi di Via Padova a Milano.
Da due mesi, l'antico edificio della stazione dei Carabinieri al n. 257 di Via Padova è comandata dal nostro amico mar. aiut. s.u.p.s. Andrea Roncallo, al quale vanno i nostri migliori auguri.
 
Via Padova 257


Per 35 anni ci ha lavorato giorno e notte Sebastiano Spina, ora 65enne, andato in pensione a settembre col grado di luogotenente, anche quando negli anni di piombo i terroristi attaccarono la caserma con una bomba.
 
In una recente intervista il luogotenente Spina ha spiegato che "Via Padova è una delle più pattugliate e seguite della città; una grande attenzione delle forze dell’ordine, personale attento. Negli anni Ottanta fui tra i carabinieri impiegati nel parco Lambro, il parco della droga. C’erano cadaveri ovunque, giovani uccisi dall’overdose. Pareva una sfida impossibile. Ma ce l’abbiamo fatta, grazie al contrasto e alle politiche sociali, agli arresti degli spacciatori e alle comunità per i tossicodipendenti. Si può, si deve uscire dalle criticità. Con l’impegno di tutti e una strategia".

Riguardo la proposta di far pattugliare le strade anche ai militari in mimetica, Spina ha dichiarato: "non mi interessano le polemiche politiche: io dico che se determinati abitanti possono sentirsi più protetti con il passaggio della camionetta dell’Esercito, perché no? È un aiuto, senza ovviamente scordare attorno la necessità di una grande rete, condivisa, matura e responsabile; questa strada non va affrontata a casaccio e al volo; deve essere percorsa, respirata e, se vogliamo, interpretata".


La zona più pericolosa di Via Padova è all'incrocio con via Arquà, via Clitumno e via Chavez. Sono vie con palazzi fatiscenti e condomini che hanno bollette inevase della luce ormai superiori ai 400mila euro. Perciò le scale sono buie anche con la luna piena e gli inquilini, quasi tutti maschi, vanno su e giù di notte con le torce, come minatori. Gli estranei non sono graditi, si ritrovano come minimo lungamente scrutati.

In queste case di ringhiera, abitavano immigrati meridionali poveri, ora immigrati del mondo, ancora più poveri: quando un padrone di casa prende il posto dell'altro, preferisce disfarsi dei mobili, e chiunque, guardando quei truciolati sfondati e quelle stoffe bucate, può farsi un'idea della miseria di queste strade. Letti, coperte, cuscini vanno in affitto a 15 euro a notte, per decine e decine di persone, di fantasmi senza nome.



domenica 13 novembre 2016

1 contro 3 e fuori servizio

Marco Pitarra
Marco Pitarra

Sabato 12 novembre, nel primo pomeriggio a Santa Lucia di Piave (TV) , Marco Pitarra, 27enne carabiniere scelto di Conegliano, tornando a casa dopo il lavoro, ha notato un'automobile che non era fermata all'alt della polizia locale.
Senza alcuna esitazione, spinto dal senso del dovere, con la sua vettura Marco Pitarra si è messo di traverso all'altezza di una rotonda. Ha bloccato l'auto in fuga e costretto gli occupanti a scendere. Lui era disarmato.
Nell'auto erano in tre, tutti di etnia Sinti. Pitarra fa appena in tempo a qualificarsi che i tre gli si avventano contro con calci e pugni in faccia e al busto.
Sembra mettersi male ma nel giro di pochi secondi, con i vigili, arriva una pattuglia dell'Arma: i tre Sinti vengono ammanettati dai colleghi.

Marco Pitarra ha spiegato che: “Il mestiere non lo fai solo quando indossi la divisa, uno è carabiniere 24 ore su 24, sennò è meglio che faccia un altro mestiere. Questa volta ho avuto la peggio perché sono stato il primo che li ha affrontati. Ma era necessario farlo, e sono contento di avere avuto questa prontezza”.
Pochi giorni prima gli stessi nomadi erano stati allontanati con un foglio di via da Santa Lucia di Piave, dove occupavano abusivamente una casa.

 

domenica 11 settembre 2016

6 contro 1

il capannone dei f.lli Marcone

Domenica 11 settembre 2016.  Stanotte sei malviventi hanno aggredito uno dei titolari del capannone-autofficina di Via Wagner, nel quartiere Satellite durante un tentativo di furto nella rimessa delle automobili sotto sequestro.
La banda ha circondato il meccanico, colpendolo più volte con una spranga di ferro e con un cric, provocandogli ferite al cranio e alle costole.  L’uomo, pur ferito, è riuscito a rinchiudersi nella cabina del suo furgone e a dare l’allarme con il telefono cellulare.

Sono subito accorse due pattuglie, una della nostra Tenenza e una del NORM di Cassano d'Adda. Dopo un lungo inseguimento a piedi nel quartiere, i militari hanno bloccato tre componenti della banda, giovani albanesi di 17, 19 e 20 anni, tutti con precedenti. Sono tutt'ora in corso le ricerche dei tre fuggitivi, che verranno probabilmente individuati a breve.

I due maggiorenni sono stati arrestati per i reati di
tentata rapina e di lesioni personali aggravate mentre il minore è stato denunciato alla Procura dei Minori e affidato ai familiari. 

venerdì 9 settembre 2016

episodio glorioso in un giorno confuso e difficile



9/9/2016.  Stamattina il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette ha reso omaggio all’eroica resistenza del Battaglione Allievi Carabinieri che nel settembre del 1943 fu chiamato a rinforzare la zona tra i quartieri Magliana e Tor Sapienza per contrastare l’avanzata tedesca, scoprendo una targa commemorativa del fatto d’arme. A seguire è stata deposta una corona d’alloro alla lapide intitolata al Cap. M.O.V.M. “alla memoria” Orlando De Tommaso, l’eroe che guidò il reparto, cadendo sotto il fuoco nemico mentre incitava i suoi uomini a compiere un ultimo sforzo per la riconquista di un importante caposaldo. Successivamente il Generale Del Sette si è recato presso piazzale Ferruccio Parri, ove è stata inaugurata una targa commemorativa, in memoria del sacrificio dei Carabinieri del II Battaglione Allievi, che combatterono e caddero per la difesa di Roma, nella “Battaglia al Ponte della Magliana”, del 9 settembre 1943, nella zona tra la Magliana e la via Ostiense.
Erano presenti alla commemorazione i Generali di C.A. in servizio nella Capitale, il Vice Comandante dell’Arma, nonché i Presidenti del Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor  Militare, il nostro generale Libero Lo Sardo di ANC e dell’Opera Nazionale Assistenza Orfani Militari Arma Caduti e gli organi di Rappresentanza militare. 



Per approfondimenti sugli episodi gloriosi che hanno visto protagonisti i carabinieri in quelle giornate cruciali, vedi anche:


 il comandante della Compagnia Allievi

i Carabinieri e la difesa di Roma nel 1943





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il cav. Ciro De Tommaso accanto al Comandante Generale


Sotto, celebrazione nella caserma della Scuola Allievi di Roma:

clicca per ingrandire


gen. c.a. Riccardo Amato

Nella fotografia sopra, il generale di c.a. Riccardo Amato, comandante di tutte le Scuole Allievi Carabinieri. Nel suo discorso ha ricordato agli allievi della Scuola Ufficiali che "i valori si perpetuano, come nel caso dei nipoti del capitano Orlando De Tommaso, che continuano a tramandare i valori del loro zio all'interno della grande famiglia dell'Arma".




Sopra: il nostro amico cav. e mar. capo Aldo De Tommaso della Tenenza di Pioltello.

giovedì 25 agosto 2016

gravi pericoli totalmente ignorati



23 agosto 2016 - Un sisma di magnitudo 6.0 della scala Richter ha colpito l’Italia centrale nella notte. La scossa fatale è stata registrata alle 3.36 vicino ad Accumoli, in provincia di Rieti, a soli 4 chilometri di profondità.  Ci sono oltre 200 morti e centinaia diferiti: bambini sotto le macerie, mentre il sito online della cosiddetta "protezione civile" è inaccessibile nel momento in cui dovrebbe funzionare.
Il ministero della Difesa ha comunicato che sulla aree colpite sono dislocati almeno 350 militari, arrivati "dapprima con i Carabinieri presenti nelle stazioni locali, successivamente con i soldati dei Reparti prossimi alle zone colpite dal sisma".


La maggior parte delle vittime non sono state provocate direttamemente dal terremoto ma dal crollo di case che non erano affatto sicure per una zona notoriamente ad alto rischio sismico.
Per non parlare degli scandali che stanno emergendo, come quello della scuola di Amatrice, resa antisismica nel 2012 con 700 mila euro (della Regione Lazio, del Comune e della Provincia di Rieti) e crollata come un castello di carte.


Ancora una volta gravi pericoli sono stati totalmente ignorati e ancora una volta le sezioni cinofile di ANC sono in prima linea per salvare chi è rimasto sotto le macerie.




Sopra: due cani del gruppo cinofili di ANC Occhiobello (RO) in azione dal giorno 24 agosto.



Sopra: la squadra cinofili di ANC Giussano in partenza per le zone terremotate con i loro cani altamente specializzati nel recupero di persone sepolte sotto le macerie.
Sotto: furgone della squadra cinofili di ANC Alba, al lavoro anche in piena notte:



I cani addestrati alla ricerca di persone riescono a individuarle persone fino a 5 metri sotto terra e, nei primi 3 giorni, hanno avuto il pieno dominio sulle operazioni. In questo luttuoso evento hanno salvato 60 persone e individuato altri 50 corpi. 
Prima di ottenere la qualifica per la ricerca delle persone occorrono sedici lunghi mesi d'insegnamento e, a due anni, l'esame attitudinale che conferisce al cane, e al suo conduttore, l'operatività sul campo. 

Sotto: il pastore tedesco Grimm del gruppo cinofili dei carabinieri di Firenze assieme al suo conduttore, Damiano Sciarra:



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vedi anche: i gruppi cinofili di ANC



mercoledì 17 agosto 2016

sventato stupro in stazione

Jakonov, nato nel 1992

Mercoledì 17 agosto 2016.  Oggi alle 13:30 presso la stazione ferroviaria di Pioltello-Limito, una donna che transitava nel sottopasso è stata violentemente aggredita a scopo di stupro.
La quarantenne (italiana) scendeva dal treno proveniente da Brescia e doveva salire sul convoglio Trenord del Passante Ferroviario.  E' stata raggiunta alle spalle dal 23enne Jakonov che, dopo averla sbattuta più volte con ferocia contro il muro, stava per penetrarla da tergo, mentre le tappava la bocca con una mano.

La donna riusciva a divincolarsi e correre all'esterno della stazione per chiedere aiuto.
Per fortuna il nostro mar. Aldo De Tommaso, un appuntato e un carabiniere della nostra Tenenza, si trovavano già nelle vicinanze in seguito a un'altra segnalazione.
I tre carabinieri si precipitavano in stazione e individuavano lo Jakonov, di origine bulgara, senza fissa dimora ma che risiede abitualmente nel tristemente noto campo di Via Idro a Milano.


L'agile 23enne cercava di fuggire lungo i binari della ferrovia in direzione Ovest. Dopo un breve inseguimento a piedi, durante il quale i tre carabinieri hanno corso il rischio di essere investiti da un treno in transito, il fuggitivo veniva acciuffato e ammanettato, tra gli applausi spontanei dei passeggeri in sosta sul convoglio del Passante Trenord diretto a Milano.

I carabinieri hanno poi dovuto faticare per salvarlo dalla folla che voleva linciarlo.

La donna, invece, profondamente commossa per lo scampato pericolo, abbracciava con gratitudine i carabinieri che l'avevano salvata appena in tempo. E' stata poi accompagnata in ospedale per essere medicata e per gli accertamenti di rito.

Il rom, che utilizza diversi alias per le sue imprese criminali, è stato identificato presso la Tenenza e quindi trasferito subito nel carcere di San Vittore in attesa di convalida dell'arresto. Pare sia il responsabile anche di uno stupro avvenuto anni fa ai danni di una donna capo-treno.

vedi anche: decine di stupri alla stazione di Colonia

 
Un mese di agosto indaffarato per i nostri carabinieri, che ieri hanno sventato un furto nel quartiere satellite e inseguito il ladro in fuga correndo sui tetti dei palazzoni di otto piani.
 

mercoledì 3 agosto 2016

Pioltello no slot


Dal 2013 le amministrazioni comunali di Pioltello, Segrate, Rodano e Vimodrone stanno portando avanti un piano di contrasto contro la ludopatia in generale e le slot-machine in particolare.

Gli agenti della polizia locale di Rodano, Pioltello, Segrate e Vimodrone hanno fatto un censimento delle sale scommesse e delle installazioni di videoslot nei bar, con particolare attenzione a quelli nelle vicinanze dei luoghi frequentati da minorenni o da anziani.

A Pioltello i nostri Carabinieri alcuni anni fa hanno arrestato oggetti affiliati alla ’ndrangheta che gestivano un giro di macchinette videopoker mangiasoldi.

Soprattutto in questi tempi di crisi, macchinette e tavoli da gioco continuano a moltiplicarsi, sotto l’egida del monopolio statale, mandando in rovina migliaia di cittadini.

Aumentano i disperati di ogni età e questa piaga delle slot machine ci induce a pensare che gli unici due valori rimasti siano il guadagno facile e il divertimento: l'esatto opposto di quanto insegnato nelle scuole dell'Arma dei Carabinieri.

Per avviare con serietà un'inversione di tendenza non basta certo l'opera di sensibilizzazione promossa dalle amministrazioni comunali. Dobbiamo impegnarci tutti in prima persona.

Chi continua a subire passivamente il declino dei valori e delle qualità della vita è colpevole tanto quanto le organizzazioni che lucrano sulle debolezze umane.






sabato 30 luglio 2016

un jihadista a Vaprio

Aftab Farooq
 30 luglio 2016.  A Vaprio d'Adda ieri sera i carabinieri del ROS hanno arrestato, Aftab Farooq, un 26enne di origine pachistana.
Nel corso di controlli durati diversi mesi, 
la procura nazionale antimafia e anti-terrorismo aveva raccolto prove di un crescente processo di radicalizzazione che ha portato il giovane pachistano a un passo dal jihad.  Il pachistano era giunto in Italia con i propri familiari 13 anni fa. Ultimate le scuole in Italia, aveva trovato un lavoro come magazziniere e viveva in un vecchio cortile nel centro storico di Vaprio.

Come emerso dalle indagini dei Carabinieri, guidati dal colonnello Paolo Storoni, svolte anche in collaborazione con organi di polizia esteri, il Farooq era molto attivo sui social network, ricercava documenti e filmati riconducibili al fondamentalismo islamico e al terrorismo di matrice jihadista e intratteneva contatti virtuali con soggetti dello stesso orientamento islamico-radicale.  
Alcuni di questi soggetti sono stati successivamente colpiti da provvedimenti cautelari per fatti di terrorismo ed espulsi dall'Italia per gli stessi motivi, come nel caso dell'albanese 
Ibrahimi Bledar, un albanese 25enne residente a Pozzo d'Adda.

Aftab Farooq stava ultimamente preparandosi alla "guerra santa" con un atto di martirio. Tra i potenziali obiettivi del pachistano pare ci fosse anche il vicino aeroporto di Orio Al Serio, che secondo lui "è protetto solo fa una fragile rete metallica". Il miliziano dello Stato islamico sapeva dove andare a reperire materiale per la costruzione di ordigni esplosivi.

Oltre a desiderare di raggiungere la Siria per unirsi ai guerriglieri dello Stato islamico, tentando di convincere in tale proposito la moglie e altri connazionali, ha mostrato segni di progressiva esaltazione ideologica a sostegno del Califfato, avendo già prestato giuramento di sottomissione al califfo Abu Bakr al Baghdadi.




Contro di lui il ministro degli Interni ha emesso un provvedimento di espulsione dal territorio nazionale "per motivi di sicurezza pubblica". 


vedi anche:   articolo del 3 luglio 2015


venerdì 22 luglio 2016

Monaco, Utoya e Alfano

Aly Sonboly e il MacDonalds

Due esempi di stragi che sono avvenute anche perché nessuno dei "buoni" era armato.


22 luglio 2016 - All’interno del centro commerciale Olympia-Einkaufszentrum di Monaco di Baviera, stasera verso le 18, Aly Sonboly, un 18enne tedesco-iraniano ha ucciso nove persone e ferito altre 35 con una pistola Glock 17 che sarebbe stata acquistata su un sito web per il commercio illegale e parallelo di armi. Il numero di matricola (abrasa ma ancora leggibile) fa risalire l’arma al un lotto venduto in Slovacchia nel 2014. 

L’attentatore di Monaco era decisamente ispirato, se non ossessionato, nella sua azione da Anders Breivik. Secondo quanto pubblicato dal quotidiano bavarese Sueddeutsche Zeitung, il suo personal computer era pieno di immagini dell’attentatore di Utoya ed il suo "manifesto". Venerdì era il giorno del quinto anniversario della strage di Utoya. Il killer ha usato a Monaco la stessa pistola utilizzata a Utoya da Breivik, una Glock 17 calibro 9x19 mm. Se la sarebbe procurata online su una “darknet”, senza dover fornire alcuna informazione sulla sua identità. 

Tra la folla del centro commerciale di Monaco, nessuno altro era armato e nessuno ha potuto contrastarlo. I morti potevano essere molti di più.

Cinque anni prima, in Norvegia, sull'isola di Utøya era in corso un campus organizzato dalla sezione giovanile del Partito Laburista Norvegese. Un uomo vestito con una strana uniforme simile a quella della polizia (vedi immagine sotto) e provvisto di documenti falsi  giunse sull'isola e aprì il fuoco sui partecipanti al campus, uccidendone 69 e ferendone 110, di cui 55 in maniera grave.


Anders Breivik sull'isola

Il responsabile degli attentati, Anders Behring Breivik, trentaduenne norvegese, fu arrestato in flagranza a Utøya.
Anders Breivik si era avviato verso Utøya, vestito da agente della polizia norvegese e fingendo di cercare bombe sull'isola. Arrivato sull'isola con un traghetto, Breivik dapprima ha ucciso con una pistola Glock i direttori del campo, quindi si è diretto verso i giovani raccolti in un punto di ristoro, ha estratto una carabina semi-automatica e ha incominciato a sparare sulla folla, arrivando a uccidere 69 giovani tra i 14 e i 20 anni.


Tra i presenti nessuno era armato e nessuno ha potuto contrastarlo. Diversi tra i morti erano feriti che sono poi stati giustiziati con calma da Brievik, che agiva indisturbato.


Solo dopo un'ora e mezza, la DELTA (Unità Norvegese Anti-Terrorismo), una unità di elite della polizia, ha fatto irruzione sull'isola e l'attentatore si è consegnato senza opporre resistenza.
 


Sopra: mappa dell'isola di Utoya e delle vittime della strage, i pallini rossi indicano i morti, quelli gialli i feriti.


E' giusto che i comuni cittadini siano sempre disarmati e quindi senza mezzi per opporsi a terroristi o squilibrati violenti?

E' giusto che molti carabinieri e poliziotti fuori servizio spesso portano con loro il tesserino identificativo ma lasciano in caserma la pistola d'ordinanza?

Il ministro dell' Interno, Angelino Alfano, ha chiesto ai membri delle forze dell'ordine di girare armati anche fuori servizio.


Per favorire una riflessione sul tema ecco un articolo di Luca Marco Comellini;




il poliziotto e la pistola



Nei giorni scorsi il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha invitato gli appartenenti alle forze di polizia a portare con sé l’arma in dotazione anche fuori dal normale orario di servizio. Un invito che ha sollevato non poche polemiche e mentre da parte dei sindacati del personale della Polizia di Stato le prese di posizione sulla vicenda sembrano orientate a privilegiare le richieste di tipo economico, facendo emergere il più significativo “se il Ministro vuole di più deve dare molto di più”.
Colpisce immediatamente nel segno la riflessione postata dall'avvocato Giorgio Carta sulla sua pagina Facebook. Il professionista, ex ufficiale dei carabinieri e molto noto nell'ambiente delle uniformi per la sua attività di tutela legale (...)
In una intervista rilasciata a Tiscali, il legale ha chiarito gli aspetti giuridici della richiesta del ministro Alfano.


Avvocato quella del ministro è una richiesta in linea con le attuali regole contrattuali?
"L’invito del Ministro è in sé sicuramente conforme alle attuali disposizioni di legge: gli appartenenti alle forze dell’ordine dotati di arma individuale, infatti, possono portarla con sé anche quando sono liberi dal servizio. E’ considerata una facoltà, non un obbligo e, difatti, il Ministro si è espresso in termini di “invito”. In ogni caso, a prescindere dal porto o meno della pistola di ordinanza, tutti gli appartenenti alle Forze dell’ordine hanno l’obbligo di intervenire per impedire la commissione di reati o per reprimerli anche fuori dell’orario di lavoro.
In verità, al riguardo, la Cassazione ha talvolta operato un distinguo tra le forze dell’ordine a ordinamento militare (considerate in servizio 24 ore al giorno in virtù del cosiddetto servizio permanente effettivo) e quelle a ordinamento civile, in alcune sentenze ritenute in servizio soltanto durante l’orario di lavoro.
Sinceramente questa distinzione non mi trova concorde e ritengo che anche il poliziotto libero dal servizio abbia l’obbligo giuridico di intervenire per impedire la commissione di reati.
Qual è il problema? 
“Il problema è un altro ed è prevalentemente morale e strutturale, più che economico. L’opinione pubblica e la stampa italiane hanno da tempo immemorabile ghettizzato ed isolato poliziotti e militari. Abbiamo, infatti, lo stupefacente paradosso di avere forze dell’ordine tra le meno violente al mondo e che, ciononostante, vengono regolarmente accusate di esserlo. Non mi riferisco a singoli casi, ma alla tendenza generale.
I nostri poliziotti sono così costantemente accusati di essere violenti da essere stati ormai grandemente inibiti a difendersi ed a fare un uso legittimo delle armi e, addirittura, indotti ad accettare anche gravi oltraggi e violenze senza reagire.
Questo è davvero triste perché constato come, sempre più spesso, la paura della crocifissione pubblica (e dei processi penali e disciplinari conseguenti) induca i cittadini in uniforme a subire offese ed aggressioni inaccettabili che in altri paesi sarebbero immediatamente ed energicamente represse con il plauso della stampa e della società civile."


Quali potrebbero essere i rischi per operatori e cittadini?"
Premesso che, in Italia, i rischi corsi dalle forze dell’ordine non importano praticamente a nessuno, il problema è inevitabilmente destinato a influire sul grado di sicurezza della nostra società, ma questo aspetto non è mai adeguatamente considerato, specie dalla stampa forcaiola (di poliziotti). Un tutore dell’ordine demotivato e timoroso di finire sotto processo per atti che sarebbero assolutamente legittimi oltreché dovuti (come fermare fisicamente un delinquente) nuoce non solo a se stesso, ma alla collettività, che inevitabilmente è meno protetta. La fondamentale differenza tra i Paesi stranieri e l’Italia è che nei primi è pacificamente accettato, in caso di pericolo anche solo supposto o putativo, il rischio che a rimetterci la pelle sia il delinquente e finanche il mero "sospetto". In Italia, il principio è ribaltato e si considera più accettabile che, nel dubbio, ci rimetta la pelle il cittadino in uniforme. Del resto, quest'ultima eventualità trova poi un esiguo ed effimero spazio nei giornali, non fa scendere per strada le folle né mette a rischio la poltrona di alcuno." 
Quanti preferiscono voltarsi dall'altra parte e perché?
"Impossibile quantificarli, ma ci sono e, per fortuna, restano ancora una minoranza. Parimenti è impossibile quantificare i tanti che, nonostante tutto, non arretrano e continuano a combattere la delinquenza con coraggio e determinazione. (...) Il problema è che i primi sono destinati a crescere e, difatti, oggi sono molto meno critico di un tempo verso coloro che, se possono, cercano “di imboscarsi” in un ufficio per non avere problemi."
Un consiglio al ministro?
"Il primo consiglio da dare a tutta la politica è di dotare urgentemente le nostre forze dell’ordine delle armi non letali già a disposizione delle altre polizie del mondo.
Penso, innanzitutto, al taser ed agli spray urticanti. Senza questi strumenti, i nostri poliziotti sono ancora costretti ad affrontare a mani nude un delinquente armato di coltello o di una spranga e questo è assolutamente insensato e suicida. Peraltro, essendo l’opinione pubblica notoriamente più preoccupata dei danni fisici subiti dai malviventi piuttosto che dai poliziotti, le armi non letali preserverebbero entrambi e consentirebbero arresti indolori e del tutto non violenti.  
Quale potrebbe essere il ruolo dei media?
“Più che alla politica, però, voglio rivolgermi alla stampa ed alla cosiddetta società civile, esortandole a considerare che il corpo di un poliziotto è l’ultimo baluardo della loro sicurezza. Oltre il vituperato “muro umano” degli operai con le stellette, infatti, ci sono le loro case ed i loro cari. L’ostracismo generalizzato - che da sempre mi fa ritenere che questo non è un Paese per poliziotti -  prima o poi si ritorce contro i cittadini e davvero non mi capacito del perché non si faccia mai questa semplice considerazione se non ora che il terrorismo internazionale rende la cittadinanza più timorosa e, guarda caso, più esigente verso le forze di polizia, chiamate a rendersi disponibili anche fuori dal servizio”.
Lei, dunque, chiede anche una protezione giuridica?
Il problema, quindi, non è chiedere questo ulteriore sforzo (che generosamente i nostri concittadini in uniforme non esiterebbero a fornire), ma di proteggerli giuridicamente e materialmente affinché possano svolgere efficacemente e con maggiore serenità il loro delicato compito, possibilmente sentendosi amati dalla gente. Sempre che non sia chiedere troppo."
Ecco la riflessione dell’Avvocato Carta pubblicata su Facebook:
 “Premesso che, fintanto che sono stato carabiniere, ho sempre portato con me la pistola anche libero dal servizio, perfino al mare ed in palestra, l'invito generalizzato del ministro Alfano a fare altrettanto mi lascia stupefatto. Infatti, come si può pretendere da un poliziotto o un militare italiano di tenersi pronto (a sparare?) in ogni circostanza se, anche quando è in servizio, passa l'anima dei guai se solo torce un capello ad un delinquente che magari lo sta aggredendo?
Abbiamo lasciato devastare piazza di Spagna dagli hooligans sotto lo sguardo impotente della polizia schierata ed ora pretendiamo che le forze dell'ordine intervengano anche fuori servizio, magari quando sono con moglie e figli?  Da decenni, soprattutto per colpa della stampa e della cosiddetta società civile, abbiamo indotto le forze dell'ordine a ritenere preferibile e raccomandabile il voltarsi dall'altra parte e, ora che abbiamo paura, le vogliamo pronte ad attivarsi anche mentre fanno la spesa al supermercato? Soprattutto, quando si decideranno a dotarle in servizio degli strumenti necessari (in primis il Taser) per neutralizzare i violenti senza andare a loro volta all'ospedale (e poi a processo)?”.
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