giovedì 24 settembre 2015

le nuove Seat Leon

Seat Leon diesel 150 CV

Lo scandalo Volkswagen riguarda anche le nuove vetture di Polizia e Carabinieri

Carabinieri e Polizia hanno già ricevuto rispettivamente 106 e 100 automobili Seat Leon “2.0 TDI da 150 CV” in seguito al bando vinto dal Gruppo Volkswagen alla fine del 2014, per un totale di 184 milioni di euro. All'epoca i tedeschi superarono l'offerta dell'Alfa Romeo per soli 83 euro. Per i prossimi anni la fornitura salirà probabilmente di altri 4000 veicoli, al momento sono state ordinate 475 "pantere" e 450 "gazzelle".
Ogni auto costerà 43.897 euro (l'Alfa ne aveva offerti 43.980 euro) mentre la spesa finale per le casse dello Stato sarà di oltre 170 milioni di euro. Le vetture già consegnate  montano proprio il motore diesel Es189, classificato come "Euro 5" per il quale nelle prove in laboratorio sono stati forniti dati fasulli sulle emissioni di ossido di azoto.
Pare che le prossime forniture di Seat Leon alle forze dell'ordine monteranno un motore catalogato Euro 6.


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chi va piano va sano e va lontano ?


A parte lo scandalo delle emissioni, le "gazzelle" Seat Leon non avranno mai le stesse doti dinamiche e velocistiche delle Alfa Romeo 159.
Per gli operatori del NORM l
a scelta della Seat Leon rappresenta la conferma della volontà dei comandi di passare da vetture performanti capaci di competere con mezzi potenti in fuga a veicoli di protezione, magari dotati di tecnologie wireless che favoriscono le successive indagini, la raccolta delle informazioni in un’ottica di maggior sicurezza stradale attiva e passiva sia per i passeggeri sia per gli operatori stessi.
Con la Seat Leon, per la prima volta nella storia Carabinieri e Polizia avranno la medesima auto di servizio, sia come modello sia come allestimenti.



Le ultime vetture consegnate alla Tenenza di Pioltello sono le nuove Fiat Panda. Una scelta sicuramente in linea con le politiche di austerità di moda oggi, per quanto riguarda le prestazioni, invece, meglio non fare commenti ...


martedì 15 settembre 2015

quartieri dove lo Stato non esiste

gen. Raffaele Vacca

A Napoli lo Stato non esiste! 

Continua la guerra nel centro di Napoli

Questa volta è toccato a un 17enne, Gennaro Cesarano, ucciso con due colpi di pistola alle 4.50 di tre giorni fa davanti alla Chiesa di Santa Maria alla Sanità.
Il ragazzo - che abitava nella stessa strada dove è nato Totò - sarebbe stato vittima dell'incursione dimostrativa che le baby gang della nuova camorra effettuano su moto sparando in modo folle. 

Padre Alex, il Parroco, all'omelia per i funerali: "A Napoli i ragazzini muoiono perché lo Stato non c'è e a "l'Espresso" spiega "come in mancanza di opportunità, i ragazzini finiscono nella rete della criminalità….In tutto e per tutto ci sono due città, quella ricca che sta bene e quella degradata dove si muore".
Padre Alex Zanotelli è il missionario che da ormai 10 anni vive in quel pezzo di città fatto di futuro incerto e dilaniato dai clan e dalla criminalità. Il rione Sanità è centro ma è come se fosse una lontana periferia.
Prosegue il coraggioso sacerdote: "La borghesia cittadina deve rendersi conto che ciò che accade qui e in altre zone li riguarda, non può restare indifferente, questi sono conflitti sociali che richiamano tutti quanti alle nostre responsabilità … Nessuno verrà a salvarci, alziamo la testa e liberiamoci … Non solo al rione Sanità, ma anche in altri quartieri cittadini. Ci sono bande di piccoli criminali dietro cui c'è la camorra che si contende l'affare lucroso della droga. L'uccisione di Gennaro è solo l'ultimo episodio di una lunga serie. Ora la gente, in particolare le donne, che sono madri e sorelle, ha deciso di reagire, di ribellarsi. Anche perché nessuno verrà a salvarle, spetta a loro farlo".

Questa storia ci fa tornare alla mente una storia di 32 anni addietro, trattata su questo giornale, nella quale veniva ricordato un ambito difficile, quello in cui si trovò ad operare Domenico Celiento, il leggendario Brigadiere "Mimmo", operante nel vasto territorio di competenza, quello della Compagnia Carabinieri di Napoli- Stella, con giurisdizione sui quartieri più sensibili sotto il profilo della sicurezza pubblica, dalla Sanità a Forcella, passando per San Carlo all'Arena e Borgoloreto (con la Stazione Ferroviaria e l'attiguo Mercato della Duchesca), Secondigliano e il quartiere "167", oggi denominato Scampia e reso noto dal film "GOMORRA", per arrivare sino a San Pietro a Patierno. All' epoca, la zona di Secondigliano era, secondo statistiche specializzate, ritenuta la più "criminogena" d' Europa, e a ragione; ma tale è certamente rimasta dopo trent'anni, forse anche di più, superando chissà quale recordi.
brig. "Mimmo"
Questo dovrebbe far considerare a ragione la necessità di rimodulare nel tempo le giurisdizioni dei presidi di Polizia nelle grandi città, per adeguarli alle nuove situazioni operative e sociali, ma soprattutto per incrementare la presenza dello Stato in aree delicate. Proprio nel 1984, in quest'ottica, fu attivata la Stazione dei Carabinieri nel quartiere "167", in locali situati in prossimità delle famose Vele (gli enormi caseggiati di edilizia popolare conosciuti dal grande pubblico grazie al film prima citato).

Tornando a Celiento, sappiamo che conduceva indagini sulle estorsioni nel quartiere Sanità, e in tale contesto oltremodo difficile per il clima di omertà, aveva proceduto in appena tre mesi all'arresto di ben dieci delinquenti, mentre già si delineava il coinvolgimento di elementi di spicco del clan camorristico dominante di Forcella. Di carattere generoso ed espansivo, ma diffidente e riservato nelle cose di lavoro, sorretto da valida preparazione professionale e animato dai migliori sentimenti di attaccamento al dovere, lavorava senza guardare l'orologio, mai sottraendosi ai servizi più gravosi e pericolosi.

Non passò molto tempo, purtroppo, che si arrivò a quel maledetto 28 aprile 1983, quando di prima mattina sulla Circonvallazione di Casoria ci fu l'agguato al valoroso Sottufficiale. Due autovetture, con killer a bordo, lo  fermarono per colpirlo a morte; morte che, per la sua forte fibra, sopravvenne il giorno dopo all' Ospedale Nuovo Pellegrini.
Il giovane Carabiniere lasciava la moglie, Gaetana Fusco, che all'epoca aveva solo 27 anni, e due figlie, Maria di 4, e Lucia di appena un anno.


(...)


Ma la Camorra, oggi, com'è cambiata rispetto ai tempi in cui la combatteva il generoso e audace Brigadiere "Mimmo" Celiento?

(...) i clan di ieri, quelli di sempre, si affidano ormai ai più giovani. Quindi, nuovi killer camorristi hanno dalle vecchie famiglie armi, futuro prestigio e potere criminale.
Clan storici comunque se alle strette non evitano di collaborare con la giustizia e a volte salvaguardano il proprio patrimonio grazie alle leggi inadeguate esistenti.

La conclusione è che le parole forti del Parroco del rione Sanità devono rendersi dirette a tutti gli Italiani, davvero stanchi di commemorare Difensori della Legge uccisi negli anni come di ascoltare  promesse della politica che mai saranno attuate per interessi non puliti.


      gen. div. (aus) Raffaele Vacca    (già Capo di Stato Maggiore Comando Scuole Carabinieri)

articolo completo su: www.attualita.it

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Nel quartiere di Seggiano attorno a Piazza Garibaldi lo Stato esiste ?

 

I Carabinieri di Pioltello stanno facendo passi concreti per migliorare il controllo del territorio. Venerdì 11 settembre, per esempio, la nostra Tenenza ha ottenuto dal Questore di Milano la chiusura - per almeno una settimana - del bar di Via Monza 21, all'angolo con Via del Santuario, frequentato abitualmente da esponenti della malavita.


 

sabato 12 settembre 2015

a Fidenza ANC presidia il territorio

i colleghi di ANC Fidenza
10 settembre 2015 - I Carabinieri in congedo che pattugliano il centro urbano di Fidenza  hanno messo a segno un’altra brillante operazione, contribuendo al fermo e alla denuncia di una donna colta in flagrante mentre rubava da  uno dei banchi più frequentati  del  mercato di Largo Cesare  Battisti.
A Fidenza ANC svolge ogni giorno un servizio volontario che è entrato in grande sintonia coi fidentini. Sono tantissime le attestazioni di stima e i ringraziamenti che riceviamo per questi Carabinieri dai cittadini, che ci chiedono di aumentare ancora il numero delle persone in servizio.
"L’episodio di stamane spiega bene il gran lavoro che stanno facendo questi volontari"  ha  commentato l’assessore  alla  Sicurezza, Davide  Malvisi, incontrando  la  pattuglia  intervenuta  al  mercato. "Presto presenteremo il bilancio dell’attività estiva, ma posso anticipare che, ad esempio nell’area del mercato, sono stati azzerati gli episodi di  borseggio e furti vari, grazie a una presenza fissa nei due mercati settimanali. Sì, questo servizio  funziona  bene e ci riesce grazie anche alla collaborazione importante con i Carabinieri di Fidenza e la Polizia Municipale, all’interno di un sistema che prevede compiti chiari e precise regole d’intervento. Non è un caso se l’esperienza pilota che è partita a Fidenza, ora è allo studio di diversi Comuni che intendono replicare il nostro modello".

“Questa iniziativa rende più che mai veritiere le parole che mi dicevano all'inizio della mia carriera nell'Arma: "Non si smette mai di essere Carabinieri; gli alamari restano cuciti sulla pelle". Il carabiniere vive tra la gente e per la gente e ha una grande passione per la comunità, per questo motivo sono convinto che questa nuova esperienza sarà un successo”, ha commentato il Comandante della Compagnia Carabinieri di Fidenza, Capitano Lorenzo Caruso.

sindaco Massari, prefetto di Parma e cap. Caruso
Dal 13 marzo 2015 Fidenza (PR) ha un nuovo strumento per rendere la città più sicura. A fronte della sensibilità crescente ai problemi legati alla sicurezza, l'amministrazione comunale ha avviato un nuovo progetto di presidio del territorio, in sinergia e a supporto delle Forze di Polizia.

Nato dalla collaborazione tra Comune di Fidenza, Associazione Nazionale Carabinieri, Arma dei Carabinieri, Prefettura e Polizia Municipale delle Terre Verdiane, il protocollo d'intesa siglato oggi in Municipio ha ufficializzato e avviato una sinergia che darà vita a un'esperienza civica innovativa che vanta pochi esempi a livello così compiuto sul territorio nazionale.

Protagonista del nuovo servizio è il Nucleo volontari della Sezione di Fidenza dell'Associazione Nazionale Carabinieri, che darà vita a un sistema integrato di collaborazione, osservazione e assistenza generale sul territorio a favore della popolazione.

“E' un protocollo innovativo che darà vita a un'esperienza che incrementerà il presidio del territorio e la percezione della sicurezza da parte dei cittadini. Sarà uno strumento aggiuntivo di supporto ai cittadini e alle Forze di Polizia. Ancora una volta Fidenza ha dimostrato come con le sinergie si possano raggiungere risultati importanti. Oggi per Fidenza è un grande giorno”, ha detto il sindaco Andrea Massari.

“E' un servizio alla collettività: un occhio in più sulla città e un aiuto alle Forze di Polizia. Questa iniziativa dimostra l'attenzione dell'Arma dei Carabinieri verso la nostra città e testimonia una collaborazione che ci vede uniti nell'obiettivo comune di una città più sicura. L'attività dei volontari di ANC ci aiuterà ad avere un maggiore controllo e quindi una migliore fruibilità degli spazi pubblici”, ha spiegato l'assessore alla Sicurezza, Davide Malvisi.
 

I volontari dell'Associazione Nazionale Carabinieri offriranno un servizio di osservazione e segnalazione nei luoghi pubblici più a rischio di episodi di microcriminalità: mercati, parchi e giardini, plessi scolastici, impianti sportivi, quartieri artigianali e frazioni, durante le manifestazioni civili e religiose di particolare rilevanza, in occasione di calamità naturali.

“La nostra attività sarà di controllo, osservazione e segnalazione alle Forze di Polizia. Desideriamo essere una figura amica e colloquiante con i cittadini e speriamo che la nostra esperienza ci permetta di essere anche rassicuranti. Il servizio che proponiamo è in collaborazione e a supporto delle Forze di Polizia. Saremo riconoscibili grazie a un abbigliamento che avrà i colori dell'Arma dei Carabinieri”, ha sottolineato il Presidente della
Sezione di Fidenza di ANC, Luogotenente Pietro Pellerito.

comunicato del comune di Fidenza 

davanti al municipio di Fidenza



vedi anche: collaborazione tra cittadini e CC

martedì 8 settembre 2015

8 settembre 2015 in onore del capitano De Tommaso

il gen. Del Sette e Aldo De Tommaso
8 settembre 2015 – Una corona d’alloro in onore del capitano dei Carabinieri Orlando De Tommaso è stata depositata nel cortile della caserma Allievi Carabinieri di Roma, a lui dedicata (vedi fotografia sotto).

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Alla commemorazione erano presenti Comandante Generale dell’Arma Tullio Del Sette, il presidente nazionale di ANC, generale (aus.) Libero Lo Sardo, tutti i generali di corpo d'armata presenti nella capitale e i nipoti del caduto, tra cui il nostro amico mar. capo Aldo De Tommaso, visibile nel filmato alla sinistra del gen. Del Sette (a partire dal minuto 1,03).



Il generale Del Sette ha concluso la cerimonia ricordando il capitano De Tommaso con queste parole: "Siamo qui a ricordare la figura e le gesta di un carabiniere che ha sacrificato la sua vita per la difesa di Roma. Un gesto estremo, il primo, che ha dimostrato la grande vicinanza degli uomini dell'Arma alla popolazione romana e italiana nella lotta di Resistenza".

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para tedeschi a Roma
Poche ore dopo annuncio via radio dell’armistizio, l’8 settembre 1943, alcuni reparti dell’Arma furono chiamati a rinforzare la zona meridionale della città, tra i quartieri Magliana e Tor Sapienza dove le truppe tedesche stavano penetrando nella città. 
Nello scontro con i paracadutisti della Luftwaffe, comandati dal generale Richard Heindrich, respinti fino al 10 settembre, ci furono diciassette morti e quarantotto i feriti tra ufficiali, sottufficiali, appuntati, carabinieri e allievi.
Furono concesse “alla memoria” una medaglia d’oro ad una d’argento al valor militare, rispettivamente al capitano Orlando De Tommaso e al carabiniere Antonio Colagrossi, una medaglia d’drgento al valor Militare al vivente vicebrigadiere Giuseppe Cerini, 3 medaglie di bronzo al V.M. e 25 croci di guerra al valor militare.

domenica 6 settembre 2015

Idroscalo sotto controllo


In questo fine-settimana pattuglie miste di volontari ANC delle sezioni di Pioltello e Segrate hanno sorvegliato gli ingressi dell'Idroscalo durante le gare di "Dragon Boat".
Tutto sotto controllo, non si sono verificati incidenti o intrusioni.
Da due anni in Idroscalo non ci sono più i City Angels, mentre gli agenti della Polizia Provinciale, corpo in via di scioglimento, hanno davanti a loro un futuro ancora molto incerto.


Nella fotografia (ri-pubblicata dalla Gazzetta della Martesana) potete notare (da sinistra) i nostri Claudio e Angelo. 



ANC Segrate e i servizi all' Idroscalo

giovedì 3 settembre 2015

un appello dalle forze dell'ordine

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Un appello, partito dalla Polizia, che sta mobilitando migliaia di appartenenti alle nostre forze dell'ordine.

"Chiediamo la certezza della pena - si legge nel manifesto - perché chi delinque è consapevole che rimarrà impunito e ogni nostro sforzo sarà sempre inutile!".
Difficile non dargli ragione. Troppe volte chi ruba, scippa, aggredisce e rende impossibile la vita dei cittadini la fa franca. Non perché nessuno si adoperi a scovarli e ad arrestarli, ma perché nella maggioranza dei casi le investigazioni e gli interventi delle forze dell'ordine si concludono in un processo per direttissima che prontamente scarcera i delinquenti, permettendogli di tornare a fare il loro mestiere.

una volta rimanevano dietro le sbarre ...


martedì 1 settembre 2015

croce d'oro e molto altro ancora

cav. Aldo De Tommaso
Dicembre 2013 - il sindaco di Rodano ha premiato il nostro amico mar. capo e cav. Aldo De Tommaso con la massima onorificienza comunale: la "croce d'oro", uno splendido reperto in lamina d'oro utilizzato come decorazione funeraria dai Longobardi nel VII secolo. 


Il sindaco Michele Comaschi ha letto la motivazione del riconoscimento dato al nostro maresciallo: "per la costante e fruttuosa opera svolta in questi anni per garantire la  sicurezza e la legalità sul territorio comunale".
L'ultima impresa del maresciallo De Tommaso (nipote del capitano Orlando De Tommaso) è stata la cattura del pericoloso boss della 'Ndrangheta Luigi Cicalese.
Il maresciallo De Tommaso è riuscito poi con una paziente opera di persuasione a convincere il boss a pentirsi, permettendo così di arrivare a 97 arresti in varie città della provincia, alcuni dei quali personaggi importanti. Tra questi Antonio Ausilio, che nel 2006 a Redecesio di Segrate aveva ucciso con 7 colpi di pistola nella schiena la giovane avv. Marianna Spinella.



avvocato Marianna Spinella

I beni sequestrati al boss, per un valore di circa cinque milioni di euro, sono stati donati al comune di Rodano. Tra questi beni c'era anche un deposito dove erano occultati diverse armi da fuoco e quasi tre Kg di nitrolicerina: la loro eventuale esplosione avrebbe devastato buona parte del paese di Rodano.



 

individuato dal mar. De Tommaso uno degli assassini della contessa

la villa della contessa, a Siena
Siena, 9 luglio 2014 - La vita di una persona rapinata, trascinata per i capelli dai suoi aguzzini per indurla a dire dove fosse la cassaforte e deceduta 48 ore dopo per la paura "vale" una condanna a 6 anni e dieci mesi di reclusione. E’ questa, infatti, la decisione presa dal giudice Ilaria Cornetti nei confronti di Lalaj Kujtim, 31 anni, Pjetri Mati, 27 anni e Perkola Ermir, 29 anni, tutti albanesi — accusati di rapina e omicidio della contessa Mary Manfrin Lamm Rusconi, 85 anni, proprietaria della tenuta "Il Castagno" alle porte di Siena.  La rapina fu compiuta nella notte tra il 24 e il 25 novembre del 2012. La nobildonna era sola in casa e i banditi la costrinsero con la violenza ad aprire la cassaforte. La contessa, ricoverata in ospedale a causa delle percosse subite e per il forte spavento, morì dopo alcuni giorni.
Le indagini furono affidate ai Carabinieri del nucleo investigativo. Fin da subito fu imboccata la pista di una banda specializzata in rapine in villa. L’intuizione investigativa nel giro di sette mesi dette i risultati sperati. Gli odierni imputati furono bloccati prima che scappassero all’estero. 
 
due degli arrestati

Il 10 maggio 2013 uno di loro, in automobile assieme al suo presunto complice identificato in Alfred Brushi, ha avuto la sventura di imbattersi nel nostro maresciallo De Tommaso a Cernusco sul Naviglio mentre era in procinto di prendere l’aereo per scappare in Albania. Pur trovandosi di fronte un passaporto regolare, Aldo De Tommaso fiutò subito la pericolosità dei soggetti, li fermò e fece prendere loro le impronte digitali, poi il RIS di Parma confermò che coincidevano con quelle trovate nella scena del crimine.




Operazione Infinito: 400 arresti contro la 'Ndrangheta


operazione Infinito
 Il 9 giugno 2007, alle ore 18:45, davanti al bar situato in Via Palermo nei pressi della stazione ferroviaria di Limito, il cittadino albanese Augustin Leka veniva "gambizzato" con alcuni colpi di pistola. Il mar. Aldo De Tommaso, giunto per primo sul posto, riusciva a farsi dire dal ferito: "sono stati i calabresi .. voi li conoscete ... il calabrese con due figli." Si riferiva a Cosimo Maiolo, esponente di spicco della "locale" di Pioltello della 'Ndrangheta, mai denunciato prima perché la gente aveva paura di lui. Le indagini continuate per mesi e mesi da Aldo De Tommaso, in collaborazione con gli investigatori dei Carabinieri di Monza e in particolare con il lgt Carpino, portavano all'arresto di Alessandro Manno, al totale smantellamento della "locale" di Pioltello e ai circa 400 arresti della "Operazione Infinito".


due armi sequestrate dal mar. A. De T.

vedi anche: i 100 uomini del colonnello Spina


 

falsi medici, veri carabinieri


il mar. travestito da infermiere
Nel marzo 2014 il mar. Aldo De Tommaso guidava la squadra di Carabinieri delle Tenenza di Pioltello che, travestiti da medici, si sono infiltrati nell'Ospedale Cardiologico "Monzino" per arrestare il boss Antonino La Rosa, latitante da cinque anni. Antonino La Rosa, 62 anni, originario della provincia di Reggio Calabria, pregiudicato, ricercato perché condannato a scontare tre anni e sette mesi di reclusione per associazione a delinquere e falsificazione di monete.
Dopo la condanna, quando i carabinieri si erano presentati alla sua porta per arrestarlo, non lo avevano trovato. Sapevano però che abitava a Rodano, insieme alla sua compagna. Ha preso così il via la lunga e attenta attività di indagine coordinata dal capitano Camillo Di Bernardo per riuscire finalmente ad assicurare il latitante alla giustizia. Non appena i militari della tenenza di Pioltello hanno saputo che La Rosa, soffrendo di disturbi cardiovascolari, doveva recarsi in un ospedale milanese per sottoporsi a una visita specialistica hanno capito che era l'occasione perfetta per riuscire finalmente ad incastrarlo. Guidati dal mar. De Tommaso, i Carabinieri di Pioltello si sono presentati all’ospedale Monzino di Milano e hanno chiesto alla direzione sanitaria di poter indossare camici bianchi da medico così da accogliere il latitante senza dare nell’occhio e soprattutto senza che lui si rendesse conto che era ormai in trappola.
Quando La Rosa è arrivato all’accettazione, nel corridoio ad attenderlo c’erano già i falsi medici, che lo hanno accompagnato lontano dagli sguardi indiscreti degli altri pazienti in attesa della visita. Una volta chiusi all’interno dell’ambulatorio dove doveva svolgersi la visita, i carabinieri hanno fatto scattate le manette, sotto gli occhi sorpresi dell’uomo. Antonino La Rosa si trova ora nel carcere di San Vittore.



   

operazione Arancia Meccanica a Limito


Il nostro maresciallo Aldo De Tommaso si è trovato costretto a sfondare la porta di un'abitazione al n. 150/152 di via Dante, pur senza mandato di perquisizione. Ha poi dovuto lottare contro i cinque pregiudicati scatenati, aiutato dall'appuntato Giuseppe Di Lorenzo, e dal car. scelto Alessandro Micalizzi. Sparse sul pavimento il nostro maresciallo ha contanto ben 40 bottiglie di superalcoolici, ovviamente svuotate.
La vittima aveva chiamato il 112 con il telefono cellullare di uno dei violenti, però era riuscito a comunicare l'indirizzo di casa. La pattuglia comandanta dal maresciallo ha dovuto quindi perlustrare tutta la zona di via Dante verso il confine con Segrate, dalle 23:30 alle 4:30 di notte, finché non hanno individuato l'abitazione dove era sequestrato l'egiziano basandosi su indizi. I vicini di casa non si erano insospettiti, nonostante il frastuono e l'odore della droga fumata in abbondanza.



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21 dicembre 2013. Irrompono in casa di un quarantenne di loro conoscenza, lo malmenano, si piazzano in salotto e praticamente lo sequestrano per tre giorni, sino a quando lui riesce a lanciare un sos ai carabinieri: arresto per cinque sudamericani giovanissimi, denuncia per un sesto componente della banda, appena quindicenne. Uno dei fermati è il figlio dell’ex convivente della vittima. È stato il quarantenne, di nazionalità egiziana e domiciliato in un appartamento di Limito, frazione di Pioltello, a chiamare il 112 l’altro pomeriggio.
Il tempo di organizzare il blitz, ed ecco sul posto i militari della stazione di Pioltello supportati da unità dell’esercito da tempo in attività sul Comune, che hanno fatto irruzione nell’appartamento indicato, "liberato" il prigioniero e fermato i cinque giovani; tutti protagonisti, insieme al connazionale minorenne, di una bravata stile "Arancia meccanica", tutta alcol, droga e violenza, che è durata tre interminabili giorni e poteva finire molto, molto peggio.
I cinque, quattro dell’Ecuador e un peruviano, conoscevano a quanto si è capito l’egiziano in quanto l’uomo era stato convivente della madre di uno di loro. L’altra sera, come anche la vittima ha riferito ai militari, il gruppo si è presentato alla porta con la scusa di una visita. Ma i sei lì sono rimasti, mangiando, ubriacandosi e assumendo droghe, e bloccando sul nascere, a suon di botte e minacce, le rimostranze del padrone di casa, sempre meno contrariato e sempre più terrorizzato.

Un bivacco violento durato tre lunghi giorni, nel corso dei quali la banda, intenzionata ad installarsi per un lungo periodo, ha infierito non solo sull’uomo, ma anche sull’appartamento, su mobili e suppellettili. All’arrivo dei carabinieri la gang ha reagito con violenza, provocando una colluttazione con i militari che non ha avuto fortunatamente gravi conseguenze. Alla fine, manette per cinque e denuncia per il minore.
Il quintetto di sbandati, tutti con precedenti penali, è stato portato in camera di sicurezza e poi a Milano, dove il giudice ha convalidato i fermi per violenza privata, violenza e resistenza a pubblica ufficiale e danneggiamenti, e poi disposto per tutti gli arresti domiciliari.  Un’ipotesi di imputazione per sequestro di persona, su cui si è proceduto per le prime ore, è stata per il momento accantonata. L’uomo picchiato è stato condotto in pronto soccorso subito dopo il blitz, per qualche medicazione e per consentirgli di riprendersi dallo choc. Poi ha raccontato nei dettagli l’allucinante avventura ai militari.

  articolo completo su Il Giorno
 


il cinema multisala Europlex

 

individuati i membri della baby gang e recuperata la pistola


Scavando anche nella massa di informazioni dei social-media sul web, il nostro maresciallo capo Aldo De Tommaso, affiancato da un appuntato e un car. scelto, ha individuato la banda di minorenni che avevano assalito una guardia giurata e ha poi recuperato anche la pistola che era stata sottratta all'uomo.
E' passata da poco la mezzanotte dello scorso 7 maggio 2011. Presso il cinema multisala UCI di via San Francesco una guardia armata in servizio per la Sicuritalia è allertata dall' allarme anti-intrusione di uno dei portoni di sicurezza. Giunto sul posto, l'uomo incrocia la banda che armeggia ancora sulla porta. "Gli ho chiesto di allontanarsi, altrimenti sarei stato costretto a chiamare i carabinieri", ricorda il vigilante. Per tutta risposta viene insultato pesantemente. Anziché reagire la divisa fa due passi indietro e chiama i carabinieri.
Dieci adolescenti minorenni italiani, di Pioltello e di Rodano, il più giovane dei quali ha 15 anni, aggrediscono la guardia e gli rubano la pistola. Tempestano il 25enne Leonardo C. di calci e pugni, lasciandolo a terra privo di sensi. Infieriscono selvaggiamente su di lui anche quando cade sul pavimento. I teppisti gli sfilano quindi il telefono cellulare, il portafogli e, soprattutto, la pistola Glock calibro 9x21 custodita nella fondina. 

 
La banda riesce  adileguarsi pochi istanti prima che arrivino i carabinieri. La vittima viene trasportata all'ospedale Uboldo di Cernusco sul Naviglio, con rottura del setto nasale e cinque costole incrinate. Nel frattempo i militari battono subito il territorio. La testimonianza del ferito e le immagini delle telecamere di sicurezza permettono di  individuare alcuni dei colpevoli. Tutti figli di famiglie per bene, tranne due provenienti da situazioni problematiche, i ragazzi della stessa gang hanno anche devastato un'edicola di Rodano, devono rispondere di una lunga la lista di accusa: lesioni, rapina, porto abusivo d' armi e ricettazione.
Le indagini dei Carabinieri di Pioltello e del comando di Cassano d'Adda si concentrano quindi
sulla pistola semiautomatica calibro 9x21. Per settimane nessuno dei ragazzi aveva ammesso di averla sottratta all'uomo, nascosta o venduta. 


Dopo settimane di pazienti indagini, di interrogatori e di ricerche sul Web, Aldo De Tommaso e la sua squadra di carabinieri di Pioltello riescono a far luce su tutti i particolari della vicenda e soprattutto a recuperare l'arma che la guardia giurata si era lasciata sottrarre per evitare di sparare addosso ai ragazzi

Sulla stampa non sono stati resi noti alcuni particolari perché i ragazzi coinvolti sono minorenni. La guardia giurata Leonardo ha voluto comunque rendere pubblico quello che gli è accaduto per ringraziare i Carabinieri: "A loro va il mio grazie sentito per l’aiuto che mi hanno dato e perché sono riusciti a individuare coloro che mi hanno fatto del male. Oggi più che mai, oltre al dolore fisico, sono tormentato dal pensiero continuo di quella sera mentre ero a terra, e dell’istinto di usare la pistola. Non l’ho fatto solo perché non volevo essere additato come il solito vigilante che ha sparato a degli innocenti". 

Anche a distanza di anni resta molto difficile giudicare la scelta di Leonardo di lasciarsi sottrarre l'arma ... 





molestie su una bimba di 4 anni


Un caso delicato di pedofilia che ha diviso l'opinione pubblica di Pioltello anche perché l'accusato, Ernesto Borgonovo, era un gestore del bar di Via Bozzotti e persona con moltissimi amici in città.
Il 4 giugno 2011 la madre della piccola era andata a confidare i suoi forti sospetti al mar. De Tommaso, che ha subito iniziato le difficili e impopolari indagini su una persona molto conosciuta e apparentemente al di sopra di ogni sospetto; è stata molto difficile anche la corretta interpretazione dei racconti di una bambina così piccola. Ciò nonostante il maresciallo riusciva a raccogliere una serie di indizi che incastravano il sospettato. Il 25 agosto 2011, la magistratura decideva di applicare misure coercitive che impediscono al Borgonovo di fare ritorno a Pioltello.
La madre della piccola ha quindi scritto al generale Leonardo Gallitelli una commuovente lettera di ringraziamento per la difficile indagine compiuta dai Carabinieri di Pioltello guidati dal mar. Aldo De Tommaso.



                                                    


i 100 uomini del colonnello Spina

col. Giuseppe Spina

 

cento carabinieri contro la ’ndrangheta, selezionati e guidati da Giuseppe Spina

La VI Sezione Penale della Cassazione ha confermato in data 8 giugno 2014 pressoché tutte le condanne ai 92 imputati del processo "Infinito", il più importante processo alla ’ndrangheta di sempre condotto dalla Procura di Milano a carico delle ’ndrine radicatesi a Pioltello e in tutta la Lombardia.  Per Alessandro Manno, ritenuto responsabile della locale di Pioltello (all'epoca domiciliato in Via Messina a Limito), rimane la condanna a 15 anni e tre mesi di reclusione. Le condanne più significative sono state confermate anche per Cosimo Barranca, capo della locale di Milano (12 anni), e Vincenzo Mandalari, capo della Locale di Bollate (12 anni e 8 mesi).

Subito dopo la sentenza, il colonnello Giuseppe Spina, ex comandante del Gruppo di Monza dei carabinieri (oggi comandante provinciale a Brescia), ha chiamato al telefono ognuno dei Carabinieri che hanno lavorato con lui in una delle inchieste più dure e innovative mai effettuate contro la ’ndrangheta.

Coordinati dal colonnello Spina, i cento Carabinieri per quasi tre anni hanno rinunciato alle proprie vite private,  spesso accampati per giorni e per mesi in camper e furgoni in decine di città e paesi della Lombardia. L’operazione Infinito ha portato a 160 arresti solo in Lombardia e oltre 300 in tutta Italia, con beni sequestrati per un valore di 52 milioni di euro.

Una squadra di un centinaio di uomini scelti con cura fra il Nucleo investigativo e le 52 stazioni del Gruppo (in prima linea la nostra di Pioltello e in particolare il mar. Aldo De Tommaso),
ha partecipato sotto copertura a funerali di boss e affilliati in Calabria, ha registrato oltre 2,5 milioni di conversazioni grazie a 119 dispositivi ambientali e 700 linee telefoniche sotto controllo. Le conversazioni da decifrare erano per oltre due terzi in stretto dialetto calabrese, ascoltate e riascoltate più volte.






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arrestati dai CC di Monza

Se Monza e la Brianza hanno scoperto, in questi anni tormentati, cos’era lo strapotere della criminalità organizzata (’ndrangheta soprattutto) e quanto fosse penetrata nel tessuto politico, sociale ed economico di questa terra, lo si deve in gran parte a lui. Sarà difficile dimenticare il colonnello Giuseppe Enzio Spina, classe 1962, una moglie e un figlio cresciuto in Brianza. L’alto ufficiale dell’Arma, che negli ultimi sette anni ha guidato il Gruppo di Monza dei Carabinieri, lascia Monza nel luglio 2013 per guidare un comando prestigioso, quello provinciale di Brescia.
Siciliano di origine ma nativo di Novara, Giuseppe Enzio Spina aveva guidato la Compagnia dei carabinieri di Palermo nel periodo caldo fra il 1991 e il 1995, prima di andare a svolgere incarichi al reparto operativo di Milano e all’ufficio del personale ufficiali del comando generale dell’Arma di Roma.

Arrivato a Monza nel settembre del 2006, aveva messo in fila una serie di operazioni di straordinario valore contro la criminalità organizzata. Con "Sunrise" aveva messo per la prima volta le mani negli affari della ’ndrangheta a Giussano e dintorni. Con l’operazione "Isola" nel 2009 aveva scoperchiato l’intreccio di malaffare che consentiva alla sconosciuta famiglia dei Paparo di Brugherio di mettere le mani in settori importanti dell’economia come il movimento terra, gli appalti per l’Alta Velocità ferroviaria e la quarta corsia dell’autostrada A4, facendo da "trait d’union" fra cosche storicamente rivali come quelle dei Nicoscia e degli Arena. Ma è con l’operazione "Infinito" (copyright dello stesso Spina e del sostituto procuratore di Monza Salvatore Bellomo) che i carabinieri mettono a segno il loro capolavoro: in tutta Italia vengono effettuati oltre trecento arresti, 160 dei quali in Lombardia e una cinquantina dei quali nella sola Brianza. L’Italia scopre che la ’ndrangheta ha preso pieno possesso di questa regione, una delle più ricche del Paese.