venerdì 3 luglio 2015

una famiglia tranquilla

Maria Giulia Sergio diventa "Fatima Az-Zahra"
Quante "famiglie tranquille" molto simili a questa abbiamo a Pioltello?
Cosa possiamo fare per contrastare l'indottrinamento radicale messo in atto dai propagandisti?

Il compito della prevenzione spetta solo alle Istituzioni oppure anche alle associazioni di volontariato e a tutti i cittadini con senso di responsabilità?

Alcune risposte ci vengono fornite dal convegno di Torino: "Sono in corso gli studi per alcuni modelli di rapporto tra confessione islamica e Stato italiano, ma la strada sembra essere ancora molto lunga e irta di notevoli difficoltà ... occorre arrivare a una “intesa” tra Stato italiano e comunità musulmane, senza la quale lo sviluppo della nostra società, ormai multietnica e multiconfessionale potrebbe presentare seri squilibri e ritardi, e l’applicazione della normativa esistente sarebbe difficile e fonte di notevoli problemi per lo stesso ordine e la sicurezza della società civile."    ( fonte: www.carabinieri.it )

Per approfondire:  "La propaganda del Califfato"  ( fonte: www.carabinieri.it )
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dal quotidiano " il Giorno " di stamattina:

La metamorfosi di «una famiglia tranquilla»: dai margini del paese al sogno Califfato

di Agnese Pini 

Inzago, 3 luglio 2015 - La terrorista che gode a vedere teste mozzate era una tipa romantica e forse un po’ fragile. Era successo che, quando ancora fresca dil liceo [ ITSOS di Cernusco S/N ] si chiamava Maria Giulia Sergio e portava i capelli castani sulle spalle e le magliette scollate ma non troppo, si fosse innamorata di un ragazzotto del paese che tanto ben visto non era da nessuno. Un tipo che, anche dopo esserselo sposato, continuava a bere e ad alzare la voce e le mani. Pare che tutto cominci da questa storia sbagliata, che da qui sia necessario partire per comprendere le ragioni della conversione ad Allah del nuovo pericolo pubblico numero uno del terrorismo internazionale, e insieme a lei la conversione dell’intera sua famiglia – padre, madre e una sorellaarrestata all’alba di mercoledì nell’appartamento di Inzago coi gerani sul balcone e le tendine azzurre alle finestre.
Pare che tutto sia nato da quando Fatima al secolo Maria Giulia si era reinventata cassiera alla pizzeria davanti a casa per dare una mano in famiglia. Un locale allora gestito da un titolare egiziano, parliamo del 2006
.

La terrorista poco più che adolescente era anche una che aiutava in casa, una sgobbona.
E in casa qualche problema di soldi c’era eccome, insieme a tanti sogni andati a schiantarsi contro il muro della crisi: il mutuo dell’appartamento a Bettola che non si riesce più a pagare, lo sfratto e quindi l’arrivo a Inzago nelle palazzine popolari di via Fratelli Cervi, proprio una decina di anni fa.
(...)


Maria Giulia, che sarà stata sì romantica ma era pure testarda, prende la religione molto seriamente. Ed è quindi nella nuova religione che trova risposte e aiuto contro le botte. "Tuo marito non è un buon musulmano. I buoni musulmani non si ubriacano. Lascialo". Lei lo lascia. È in quel momento che il rapporto con l’Islam si salda con la solennità di un sigillo. In assenza di alternative, mentre tante altre cose della vita sua e dei suoi familiari non prendono la rotta sperata, l’Islam diventa anche il supposto volano di un riscatto sociale. Contro le umiliazioni di una vita che non era andata bene come avevano sperato quando – Maria Giulia e sua sorella ancora bambine – tutta la famiglia aveva lasciato Torre del Greco alla volta del Nord. La batosta? Nel momento in cui il papà perde anche il nuovo lavoro in ditta: cassa integrazione, poi mobilità. I colleghi ricordano il signor Sergio Sergio "taciturno e schivo", stessa cosa i compaesani.

Del resto, come tutti son pronti a giurare con lo stupore che si conviene in circostanze del genere, i Sergio erano gente tranquilla, anzi, più che tranquilla. Quel genere di tranquillità che si trova per sua natura sempre un po’ ai margini e per poco non sconfina nel ridicolo, tra chi ora fa spallucce e si fa scappare un "poveracci". Così è proprio difficile immaginarseli ora a brandire un kalashnikov, lo sguardo feroce al grido di Allah Akbar. È difficile malgrado la barba folta e ormai grigia del padre, i veli severi della madre e della sorella, le urla digitali vaneggianti odio sangue e vendetta della combattente Fatima che sui Social e su Skype era sempre pronta alla morte. Oppure è proprio per questo che si possono immaginare. Per questo loro essere invisibili, "poveracci".




Indaga in tutta Italia anche il ROS dei Carabinieri 

 

 Per approfondire: articolo sulla rivista Gnosis






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