martedì 31 marzo 2015

più servizi con chi è in servizio


Nella fotografia sopra: il 26 marzo scorso il Comandante Generale Tullio Del Sette riceve la tessera di presidente onorario di ANC dal generale (Aus.) Libero Lo Sardo. Sullo sfondo il medagliere dell'Arma custodito da ANC.

Il Comandante Generale ha auspicato un aggiornamento ai fini istituzionali dell'ANC, che debbono tendere a fornire il maggior numero di servizi non solo al personale in congedo ma anche a quello in servizio.

In un successivo incontro, allargato ad altre rappresentanze di Carabinieri in servizio e in congedo, il generale Tullio Del Sette ha precisato che vuole la nostra istituzione più compatta e coesa ha esortato "a profondere ogni impegno in questa direzione, considerato che il nostro Paese nei prossimi anni avrà dure prove da affrontare e l’Arma dovrà essere all’altezza dei tempi, dando risposte concrete alle richieste sempre più pressanti dei cittadini. Ciò si potrà conseguire solo se le varie componenti dell’Arma, comprese quelle che operano nel sociale e con alto senso morale, saranno unite e indirizzate al bene comune."

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Il servizio fotografico completo e il resoconto della visita del Comandante Generale si trovano nel numero di marzo/aprile della rivista "Fiamme d'Argento".



domenica 29 marzo 2015

il comandante della Compagnia Allievi



29 marzo 2015 - si è tenuta ieri a Roma la cerimonia di commemorazione del capitano MOVM Orlando De Tommaso, zio del nostro amico Aldo De Tommaso, da diversi anni in serivizio come maresciallo capo presso la Tenenza di Pioltello. Dopo la messa celebrata presso la basilica di San Lorenzo Fuori Le Mura, il picchetto d'onore guidato dal comandante della stazione Carabinieri di San Lorenzo ha proceduto per il cimitero monumentale del Verano per deporre una corona di fiori sulla tomba del capitano Orlando e per consegnare un attestato di riconoscenza rilasciato dal Comandante Generale per la Memoria ai nipoti del capitano Orlando: il cav. Ciro De Tommaso, il cav. mar. capo Aldo De Tommaso, il cav. Claudio De Tommaso dell'ANC di Arcore e il giovane ma già pluridecorate tenente Giovanni De Tommaso, che opera presso il Comando Generale dell'Arma.

Orlando De Tommaso entra nell'Arma nel 1923, dopo aver combattuto nella Prima Guerra Mondiale come tenente di fanteria.

Trasferito alla Legione di Milano nel marzo 1932, con la promozione a capitano, nel 1937, fece rientro a Roma, alla Legione Allievi permanendovi fino alla fatidica data dell’8 settembre 1943, quando comandava la 4a Compagnia del II Battaglione Allievi.


il cap. sfila con la Bandiera da Combattimento dell'Arma
Nella notte tra l’8 ed il 9 settembre 1943, il II bat­taglione Allievi Carabinieri (13 ufficiali, 47 sottufficiali e 628 allievi e carabinieri) venne inviato nella zona di Roma-Magliana di rinforzo ad altri reparti del­l’Esercito che, attestati lungo la via Ostiense, contra­stavano l’avanzata dei tedeschi verso la capitale. Alle ore 1.30 il battaglione Allievi entrò in contatto col nemico e respinse alcuni tentativi d’infiltrazione, catturando mezzi, armi ed alcuni paracadutisti. Alle 2.00, il comandante del Battaglione ricevette l’ordine di portarsi sul caposaldo n. 5, al km 7,3 della via Ostiense, per riconquistarlo, in quanto i tedeschi l’avevano strappato ai Granatieri. Verso le 5, il battaglione venne investito da improvviso e violento fuoco nemico, per cui fu costretto a dispiegarsi, con la 4a compagnia a cavallo della strada.
Verso le 8, un violentissimo fuoco nemico bloccò l’avanzata a breve distanza dal caposaldo. Gli allievi carabinieri, anche se non abituati al combattimento, riuscirono a sfruttare la variabilità del terreno per assestarsi sulle nuove posizioni, ma avevano bisogno di un esempio trascinatore che li spingesse a balzare sull’avversario, coprendo d’impeto le ultime decine di metri che li dividevano dai tedeschi. Il capitano De Tommaso balzò allora in piedi sulla strada falciata dalle mitragliatrici per trascinare i suoi allievi contro il nemico, ma una raffica lo colpì al viso ed all’addo­me. Pur se la morte fu quasi istan­tanea, l’ufficiale ebbe ancora la forza di lanciare grida d’incitamento per i suoi militari che, galvanizzati dall’esempio del loro Comandante, riconquistarono il caposaldo e liberarono i militari italiani catturati in precedenza.

resoconto dettagliato dei combattimenti di quel giorno

Il Capitano De Tommaso fu decorato con la Meda­glia d’Oro al V.M. “alla Memoria".

Alla memoria dell’eroico Capitano è intitolata proprio la caserma da cui partì per l’ultima missione, la storica Legione (e Scuola) Allievi Carabinieri di Roma, in via Carlo Alberto dalla Chiesa.

 fonte: www.carabinieri.it 


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il ricordo di un giovane allievo

Antonio Cavallo, classe 1922 da Lizzano (TA), diventato poi maresciallo maggiore a Rivoli, il 9 settembre 1943 ancora allievo, venne inviato alla Magliana con il suo battaglione a prestare rinforzo  ai  reparti  che,  nella  capitale,  contrastavano  l’avanzata  dei  paracadutisti  tedeschi  alla  periferia  di  Roma. 
Raccontava quell’episodio con un groppo alla gola: “De Tommaso era il mio capitano. Quel giorno correva tra i suoi ragazzi - eravamo giovanissimi e al battesimo del fuoco - per raccomandarci di non  esporci  troppo.  Proprio  questo  continuo  correre  tra  un  Plotone e l’altro gli fu fatale.  Lo vendicammo subito. Con rabbia ci avventammo  sulla formazione tedesca da cui era partita la raffica e li annientammo tutti”. 


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Sopra: il mar. Aldo De Tommaso in posa con tre giovani allievi davanti alla lapide dedicata al cap. Orlando De Tommaso nell'atrio della Scuola Allievi di Roma, dedicata al capitano stesso.



Sopra: il cav. Ciro De Tommaso si reca al Verano con suo fratello Aldo e con un rappresentante ufficiale della sezione ANC di Roma.



Sopra: picchetto d'onore al Verano, con maresciallo e sei appuntati.


Sopra: il mar. capo Aldo De Tommaso, con il cav. Claudio De Tommaso di ANC e il loro nipote tenente Giovanni De Tommaso, rendono omaggio alla tomba del loro zio Orlando nel cimitero del Verano.

Aldo D.T. con il gen. Salvatore Luongo



vedi anche: 8 settembre 2015


la battaglia di Roma nel settembre 1943 

mercoledì 4 marzo 2015

lo statuto ANC

 

Presentazione dell'Associazione Nazionale Carabinieri

L'Associazione Nazionale Carabinieri, che oggi aggrega carabinieri in servizio, in congedo, i loro familiari e tutti i simpatizzanti in quella che è sentita la grande famiglia dell'Arma, venne costituita a Milano il 1 marzo 1886 con la denominazione di "Associazione di Mutuo Soccorso tra congedati e pensionati dei Carabinieri Reali".

L'Associazione, che è apolitica e non persegue fini di lucro, si propone i seguenti scopi:
 

- promuovere e cementare i vincoli di cameratismo e di solidarietà fra i militari in congedo e quelli in servizio dell'Arma, e fra essi e gli appartenenti alle Forze Armate e alle rispettive associazioni;
 

- tenere vivo fra i soci il sentimento di devozione alla Patria, lo spirito di corpo, il culto delle gloriose tradizioni dell'Arma e la memoria dei suoi eroici caduti;
 

- realizzare, nei limiti delle possibilità, l'assistenza morale, culturale, ricreativa ed economica a favore degli iscritti e delle loro famiglie;
 

- promuovere e partecipare – anche costituendo appositi nuclei – ad attività di Volontariato per il conseguimento di finalità assistenziali, sociali e culturali.

L' Associazione Nazionale Carabinieri è un Ente regolato da:
Statuto approvato con D.P.R. 1286 del 25 luglio 1956, con le varianti deliberate dal Consiglio Nazionale nelle sedute del 27 aprile 2006 e 2 ottobre 2007. F.n. 8/4303 in data 30 gennaio 2007 del MINISTERO DELLA DIFESA – Ufficio Legislativo. Iscrizione nel Registro delle persone giuridiche, ai sensi dell’art. 2 del DPR 10 febbraio 2000 n. 361 con protocollo n. 33476/1471/2007 Area V URPG in data 22 maggio 2007 della Prefettura di Roma – Ufficio Territoriale del Governo.

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Per approfondimenti:  http://www.assocarabinieri.it/statuto.html


VOLONTARIATO

Mediante i "gruppi di fatto" le sezioni ANC possono svolgere numerose attività di volontariato.
In seguito ad apposite convenzioni stipulate con le Istituzioni del territorio, in accordo con l’Amministrazione e le forze di Polizia locale, alle sezioni ANC vengono tipicamente affidatici i seguenti compiti:

  • controllo dell’osservanza dei blocchi del traffico dei mezzi in entrata e uscita, durante le manifestazioni sportive;
  • in appoggio alla Polizia Locale, vigilanza e garanzia della sicurezza durante lo svolgimento di manifestazioni pubbliche nel territorio comunale e provinciale;
  • vigilanza nei parchi cittadini.
Il personale aderente al volontariato della nostra Associazione, è dotato di divisa per espletare tali servizi.
La divisa presenta il logo ed i colori della nostra Associazione, identificano la nostra appartenenza all’Arma dei Carabinieri, sia essa in veste di Carabiniere in congedo, simpatizzante o famigliare, ma con un unico spirito che ci contraddistingue, la disponibilità e l’impegno nei confronti della gente.

martedì 3 marzo 2015

strage di Nassirya



Il mattino del 12 novembre 2003, in Iraq, nella città di Nassirya controllata dalle truppe italiane, un camion cisterna sfonda la sbarra di ingresso del cortile, esplode e distrugge Base Maestrale dei Carabinieri. L'esplosione è talmente forte che Base Libeccio, a 400 metri, viene gravemente danneggiata.
Muoiono 28 persone, delle quali 19 italiani, 12 carabinieri, 5 militari dell'Esercito e due civili.


Secondo un nostro amico appuntato, residente a Pioltello, presente a Nassirya e scampato per poco alla strage, "il colonello Georg Di Pauli si adoperava con energia per migliorare la sicurezza delle basi, ma non disponeva di fondi e doveva quindi arrangiarsi con il materiale disponibile."

col. Di Pauli

oltre al dolore, rimangono alcune perplessità

La procura militare di Roma nel 2007 chiese il rinvio a giudizio per due generali dell’esercito – Bruno Stano e Vincenzo Lops – e per il colonnello dei Carabinieri Georg Di Pauli, già veterano delle missioni in Libano e in Kossovo.
Dopo lungo iter giudiziario furono assolti tutti con formula piena. Stranamente la procura militare di Roma escluse dall’inchiesta i due generali che firmarono l’ordine di operazione: Rolando Mosca Moschini, capo di stato maggiore della difesa; Filiberto Cecchi, comandante operativo di vertice.

La procura militare sostenne che i tre comandanti operanti a Nassirya ricevettero un credibile preavviso dell’attentato dal SISMI, all'epoca diretto dal generale Niccolò Pollari. Tale circostanza rimase indimostrata. Pollari non fu mai interrogato. 

Un'altra perplessità riguarda gli armamenti: solo un razzo controcarro avrebbe arrestato la cisterna con 4 tonnellate di esplosivo prima che arrivasse troppo vicino a Base Maestrale. I carabinieri a Nassirya  non avevano razzi controcarro ma solo armi leggere, ovviamente inadatte. (Non dimentichiamo che la tipologia delle armi a utilizzate a Nassirya era stabilita nell’ordine di operazioni, scritto a Roma da Mosca Moschini e da Cecchi, non dai comandanti operativi agenti sul terreno).  Armi più pesanti arriveranno solo nel luglio del 2004. Come in tante altre dolorose occasioni, il valore degli uomini viene annullato dalla mancanza di armamento adeguato.

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Una terza perplessità riguarda la superficialità delle indagini e delle perizie. La procura militare non dispose alcuna perizia scientifica sull’evento centrale: l’esplosione. Questo mistero rimane tutt'oggi inspiegato.
La procura militare congetturò 400 chili di esplosivo per l’esplosione. Ambedue le inchieste, una affidata a un generale dell'Esercito, l'altra a uno dei Carabinieri, stabilirono che la quantità di esplosivo era di circa  400 chili di tritolo.
Le due basi distavano 400 metri e qualunque militare può comprendere che 4 quintali di tritolo non possono causare distruzioni su un’area così vasta ma i due generali di corpo d’Armata non se ne resero conto ...

Il generale Bruno Stano (EI) è tutt'ora sotto processo per aver sottovalutato il pericolo di una base troppo esposta e non aver dato peso agli avvertimenti provenienti dai Servizi.
 
Due anni dopo l’inizio dei processi e dopo ben quattro anni dall'attentato,
il prof. Adolfo Bacci e l’ammiraglio Roberto Vassale, due periti di lunga esperienza ingaggiati dalle difese degli imputati, affermarono che a Nassirya esplosero 4 tonnellate di tritolo e non 4 quintali.

Infine:  se la missione era solo "umanitaria", come hanno sempre assicurarato i due ministri degli Esteri di quegli anni, era accettabile che i Carabinieri si schierassero nel centro di Nassirya, senza protezioni adeguate. I racconti di nostri amici Carabinieri che hanno partecipato a quella missione, tuttavia, dipingono ben altro scenario ...







I 12 carabinieri deceduti: lgt. Enzo Fregosi; mar.s.ups Giovanni Cavallaro; mar.s.ups Alfonso Trincone; mar.s.ups Filippo Merlino; mar. capo Alfio Ragazzi; mar. capo Massimiliano Bruno; mar. ord. Daniele Ghione; vice brig. Giuseppe Coletta; vice brig. Ivan Ghitti; app. Domenico Intravaia; car.sc. Horacio Majorana e car.sc. Andrea Filippa.






domenica 1 marzo 2015

origine del nome



Le “Regie Patenti” che istituirono il corpo dei Carabinieri Reali portano la data del 13 luglio 1814.
I Reali Carabinieri diventarono poi “Arma” nel 1861.
Come scriveva nel 1953 il generale Edoardo Scala:  “le ragioni per cui nel Piemonte i gendarmi vennero chiamati Carabinieri furono molte: Vittorio Emanuele I di Savoia volle che i componenti del nuovo Corpo assumessero il nome di “Carabinieri” sia perché, trattandosi di un corpo speciale che doveva operare anche in guerra, il Sovrano volle amarlo di carabina, come di carabina erano armati i reparti scelti degli eserciti del tempo, sia perché in Piemonte e negli altri Stati italiani, Carabiniere era sinonimo di soldato particolarmente fedele.
I Carabinieri furono chiamati reali per distinguerli dai Carabinieri ordinari dell’esercito. L’esempio del Piemonte fu ben presto seguito anche da altri Principi italiani e i Gendarmi venenro chiamati Carabinieri anche nello Stato pontificio, nel Granducato di Toscana e nel Ducato di Lucca. Nel Regno delle Due Sicilie vennero chiamati invece Fucilieri.”



Allievi con carabinina AR 70/90

statistiche ufficiali 2014



In occasione della prima audizione di fronte alla Commissione Difesa della Camera, il Comandante generale dei Carabinieri, gen. Tullio Del Sette, ha riferito le ultime statistiche sull'Arma e ha elencato le priorità.

Il generale ha ricordato che l’Arma dei Carabinieri, quale forza militare di polizia con competenza generale in servizio permanente di pubblica sicurezza, è destinataria di finanziamenti sia sul bilancio del Ministero della Difesa che su quello dell’Interno. La parte preponderante degli stanziamenti (compresi gli stipendi del personale) è iscritta nelle previsioni di spesa della Difesa, che nel 2015 potrà contare su circa 5649 milioni di euro stanziati dalla legge di bilancio, ripartiti nei settori "personale" (5400 milioni di euro) e  "funzionamento" (i rimanenti 249 milioni di euro, di cui 211 per le esigenze di "esercizio" e soltanto 38 per quelle di "investimento").

 



Ad oggi i Carabinieri sono 104.660, di cui 3.892 ufficiali, 27.892 marescialli, 19.265 brigadieri, 55.631 appuntati e carabinieri. Di questi 1.655 sono donne, arruolate nelle fila dell’Arma dal 2001 e oggi presenti in tutti ranghi dell’istituzione con 224 ufficiali, 661 marescialli (una a Pioltello), 3 vice brigadieri, 1 appuntato e 766 carabinieri (una a Pioltello).


 
Il Comandante rileva poi come questi numeri si riferiscano alla forza effettiva, sensibilmente inferiore a quella prevista dalle leggi, pari a quasi 118mila unità.
Un calo progressivo, iniziato nel 1998 ma che nel recente periodo ha repentinamente assunto dimensioni notevoli per effetto dei tagli alle assunzioni introdotti dal decreto legge n. 78 del 2010, la cosiddetta spending review


Il generale illustra poi la ripartizione della forza effettiva tra le diverse organizzazioni dell’Arma dei Carabinieri. In particolare:
- il 79 per cento nell’Organizzazione territoriale, comprendente 5 Comandi interregionali, 19 Comandi legione, 102 Comandi provinciali, 13 gruppi, 5 Reparti territoriali, 528 Compagnie, 67 Tenenze e 4.580 stazioni (tra cui quella di Segrate);
- il 5,4 per cento nell’Organizzazione mobile, facente capo a una divisione e articolata su 2 brigate, 9 reggimenti (tra cui il Reggimento Carabinieri paracadutisti "Tuscania"), 11 battaglioni e il GIS, Gruppo di Intervento Speciale;
- il 5,3 per cento nell’Organizzazione speciale, facente capo ad una divisione da cui dipendono i Comandi specializzati in branche specifiche, il Raggruppamento aeromobili, il ROS (Raggruppamento Operativo Speciale), il RACIS (Raggruppamento Investigazioni Scientifiche) e il COESPU (Centro di Eccellenza per le Unità di Polizia di Stabilità);
- il 5 per cento addetti a compiti esclusivi di polizia militare e a reparti interforze (tra cui quelli impiegati presso la Direzione Investigativa Antimafia, la Direzione centra le per i servizi antidroga, il Comando operativo di vertice interforze e il Comando per le operazioni delle forze speciali).


L’Arma, poi, ha puntato fortemente anche sull’ISTI, Istituto Superiore di Tecniche
Investigative, istituito nel 2008 al fine di elevare la qualità dell’attività investigativa e abilitare il personale allo sviluppo di indagini complesse e all’uso delle più avanzate tecnologie. In questo Istituto di alta formazione specialistica le lezioni sono affidate ad esperti ufficiali di polizia giudiziaria del ROS, dei RIS e dei Nuclei Investigativi, i nostri reparti di punta nel contrasto alla criminalità di ogni genere. 


Il generale si è soffermato poi sulla minaccia rappresentata dalla criminalità diffusa, ultima soltanto in termini di gravità delle azioni delittuose poste in essere, ma la prima in termini di diffusione sul territorio di offensività nei confronti della generalità dei cittadini. Questa minaccia, si misura soprattutto attraverso le sensazioni dei
cittadini, attraverso il timore di poter rimanere vittime degli stessi reati di cui apprendono dai media, di cui sentono parlare da parenti, amici e conoscenti.
Per questo è importante, rileva il generale Del Sette, "dare sicurezza", soprattutto stando vicini alla gente, offrendo una presenza rassicurante, ciò che le stazioni dell’Arma, capillarmente diffuse sul territorio nazionale, fanno ogni giorno, ormai da oltre duecento anni.
Per evidenziare la produttività delle stazioni richiama il dato del numero delle persone deferite all’Autorità giudiziaria, cioè di coloro che sono stati individuati quali autori dei reati perseguiti: oltre il 50 per cento delle persone complessivamente denunciate da tutte
le forze di polizia.
L’importanza di questi presidi di base, disseminati su tutto il territorio nazionale, è segnalata anche da un altro dato emblematico: nel 2014 le Stazioni dei Carabinieri hanno perseguito il 70 per cento circa dei reati complessivamente commessi in Italia, poco meno di 2 milioni di reati.
A suo avviso i dati forniti evidenziano non solo l’importanza ma anche il successo di questa formula organizzativa, che rischia di essere depotenziata dalla riduzione di personale: le stazioni dei Carabinieri rappresentano per oltre il 50 per cento della popolazione l’unico presidio di polizia, l’unico riferimento protettivo dello Stato.


La maggior parte delle stazioni ha una forza prevista di pochi militari, in qualche caso appena quattro o cinque, ed è evidente come in queste stazioni la perdita anche di un solo militare si rifletta più significativamente rispetto a quanto avviene per reparti di decine di unità.

Nel 2008 il servizio aereo disponeva di una flotta di 96 velivoli e di una forza organica di oltre 600 militari; oggi i velivoli sono 44, con una riduzione superiore al 50 per cento, e il personale ad esso addetto ha avuto un’altrettanto significativa riduzione.
Inoltre è stato avviato un piano di cessioni degli elicotteri dismessi ottenendo un contributo risolutivo all’efficiente gestione della flotta residua con l’acquisizione di beni e servizi attraverso il meccanismo della "permuta". Analogamente si è operato per il servizio navale, che nel 2008 disponeva di 175 natanti e impiegava 580 militari, laddove oggi i mezzi sono scesi a 71, con una riduzione del 60 per cento.
 

 

Pone quindi l’accento su alcuni effetti che le citate riduzioni producono su settori nevralgici del servizio istituzionale. In particolare, i 37,8 milioni di euro stanziati nel settore "investimento" del bilancio della Difesa appaiono insufficienti ad assicurare il programmato rinnovo del parco veicoli diretto a garantire il controllo del territorio, il pronto intervento e i trasporti operativi nella misura richiesta

. Del predetto risulta infatti già eliminata ogni possibile ridondanza, passando dagli oltre 34.000 veicoli del 2006 agli attuali (circa) 24.000 (quasi il 30 per cento in meno). Peraltro, per massimizzare i risparmi anche in termini di manutenzioni e carburanti, si è anche optato per tipologie di mezzi più piccoli, più economici e a basso impatto ambientale (l'odiato FAP nei motori diesel), ed appare auspicabile che possa essere quanto prima avviato un progressivo rinnovamento anche di questi mezzi (almeno un terzo sarebbero da sostituire subito).

Il generale conclude segnalando alcune questioni meritevoli di ogni attenzione per l’adozione di iniziative legislative, rinnovando innanzitutto un vivo ringraziamento al Governo e al Parlamento per il fondamentale segnale di attenzione dati al comparto "Sicurezza, difesa e soccorso pubblico" evitando che fosse ulteriormente prorogato il
"blocco stipendiale" perdurante dal 2011
. Nella consapevolezza che una tale misura era stata introdotta sotto la pressione esercitata da un’incombente congiuntura finanziaria negativa, non può essere infatti sottaciuto che, nello stesso periodo, le difficoltà economiche sono state accompagnate da crescenti aggressioni della criminalità che hanno richiesto al personale del Comparto un’intensificazione degli sforzi.

Un’ulteriore questione è quindi quella concernente la progressiva crescita dell’età media, oggi superiore ai 41 anni, con punte più elevate in alcune regioni. Al riguardo, il ripristino, dal 2016, del turn over al 100 per cento influirà positivamente, così come avrà riflessi favorevoli la possibilità di effettuare arruolamenti nel ruolo base direttamente dal mondo civile, già previsto dal 2016 in una percentuale che potrebbe essere ampliata in armonia con le esigenze delle altre Forze armate.
Nell’immediato risulterebbe però utile poter anticipare di qualche mese l’immissione, oggi prevista per fine anno, di un contingente di volontari in ferma prefissata, che hanno già ultimato il servizio nelle altre Forze armate.